COndiVIDiamo



Allora, per prima cosa qua sotto trovate il link di un bellissimo racconto che ho trovato su Internet e  che parla più o meno degli argomenti che tratto in questo articolo.
A voi la scelta se leggerlo prima o dopo la lettura del mio articolo.

"Maestro, come posso affrontare l'isolamento?"


"Che rottura di coglioni, un altro che scrive le cose sul Covid!!"

Eh sì ma d'altronde sto cazzo di virus volente e nolente è il background di qualunque tipo di discorso.
Vogliamo parlare di calcio? Il campionato è stato interrotto a causa del Covid.
Vogliamo parlare dei nostri viaggi? Non si può viaggiare a causa del Covid.
Noi uomini vogliamo o voi donne volete parlare del vostro flirt delle ultime settimane? Sì sto cazzo, meno male che non abbiamo flirtato col Covid.

Il Covid è ovunque, il Covid entra comunque in qualunque discorso perchè tutto in questo periodo storico (e che probabilmente verrà ricordato anche nei libri di storia) è in un certo senso mediato dal Covid, e allora pure a me sono venute in mente due riflessioni sull'argomento che vorrei condividere e partono da una mia interpretazione, ovvero: al netto di tutta la merda che ha provocato e che non ho alcuna intenzione di sottovalutare il Covid può essere UNA POSSIBILITA' PER USCIRE DAL LOOP.

Cosa vuol dire?

Per rispondere a questa domanda devo fare una premessa e la premessa è che noi come individui facenti parte di questo tipo società siamo portati spesso a giudicare e a modellare noi stessi secondo, appunto, il tipo di modello di società in cui viviamo in primis e molto spesso a secondo di quel famigerato gruppo di persone che chiamiamo GLI ALTRI. GLI ALTRI non sono un gruppo perfettamente definibile di persone come gli altri di Lost, GLI ALTRI è una definizione generica con cui definiamo tutte le persone che ci circondano a parte noi stessi: certo, ci sono altri che contano più di altri e che quindi sono più gli altri degli altri, e non vado avanti perchè già rileggendo quello che scrivevo sono stato male.

Cooomunque....

Vivere all'interno di un certo modello di società ci porta inevitabilmente a dover mediare i nostri desideri e i nostri comportamenti con i "target" che la stessa ci impone o ci consiglia "caldamente" di seguire, e noi reagiamo di conseguenza dovendo spesso indossare quella famigerata "maschera" che tutti accusano tutti gli altri di indossare in qualunque campo e che, quasi ironicamente, adesso dobbiamo indossare tutti, ma questo è un altro discorso. Con gli altri invece spunta il meccanismo della "ricerca dell'apprezzamento". Che tu sia il discotecaro che va tutti i sabati a ballare canzoni di merda in camicia bianca o che tu sia il più alternativo del mondo la tua "appartenenza" a un certo gruppo ha sicuramente modificato certi tuoi modi di comportarti e di pensare portandoti a trovare una tua zona di comfort nel ripetersi di certi schemi di pensiero.


Mi seguite???? NO???

Ok vi faccio un esempio pratico su di me: io ho sempre fatto rap underground. Crescendo in quel contesto (che io ovviamento amo follemente) ho sviluppato certe idee tipo "il rap underground è bello" e "la trap fa schifo" (ho fatto un esempio banalissimo e generale solo per rendere il concetto, è chiaro che è più complesso il discorso).

Io non dico che le zone di comfort siano sbagliate, anzi, a volte ti salvano la vita. Però, oggi che siamo in casa e che la società non ci impone di svegliarci e cominciare a correre per raggiungere i nostri obiettivi, oggi che siamo (in generale) soli con noi stessi e che non ci sono GLI ALTRI, se non virtualmente ovviamente...

Perchè non ci sediamo, dopo tanto tempo, e vediamo se quel loop in cui siamo entrati nella nostra vita ci rappresenta davvero?

Perchè, anche per gioco, non proviamo a vedere quanto c'è davvero di nostro in quel loop e quanto invece è qualcosa che non dipende totalmente da noi o da come siamo fatti?
Perchè non ci prendiamo davvero del tempo per conoscerci meglio e magari anche per metterci in discussione?
C'è una cosa che ho scoperto su me stesso direttamente: io non sapevo stare da solo. Sì, magari stavo tutto il giorno a casa da solo ma contemporaneamente scappavo da me stesso perchè cercavo comunque di riempire il tempo con questa o con quella cosa che mi distogliessero magari da un pensiero che mi girava in testa o da uno stato d'ansia che avevo. Stare in casa tutto il giorno riempiendo ossessivamente tutto il proprio tempo con qualcosa non vuole dire saper stare da solo, anche se passi un anno intero in casa.

Io è qualche anno che pratico meditazione e, dopo un sacco di difficoltà iniziali, posso dire di aver fatto i primi progressi, nel senso che per me ora stare da solo implica sicuramente un momento durante la giornata dove mi metto sul divano (con musica o senza) e "vedo cosa succede", vedo dove mi portano i miei pensieri e mi osservo come non fossi io. A volte sono pensieri positivi, a volte negativi, cerco di accettare tutto quello che viene senza scappare più come facevo prima. A volte scrivo le cose che penso, a volte no, ma comunque questo processo mi ha portato a conoscermi un po'meglio e anche a rendermi conto che in tantissimi fragenti avevo molte più sfaccettature dell'immagine che credevo di avere di me stesso.

Ho come l'impressione che in fondo tanti di noi, soprattutto in Occidente, abbiano davvero paura di trascorrere davvero del tempo con se stessi, in silenzio. Ci hanno cresciuto con l'idea che l'uomo che è pieno di impegni e "non ha tempo" sia una persona da stimare, arrivata e credo che questa sia una delle cose più sbagliate che ci siano. Se ci pensate qual'è l'unica cosa che realmente ci appartiene? A noi e solo a noi? IL TEMPO. Se tu durante tutta la giornata "non hai tempo" significa basicamente che non sei mai te stesso perchè sei due ore un dipendente, due ore il tifoso di calcio, due ore la bestia del sabato sera, due ore l'attivista politico ecc...(ovviamente non la stessa persona xd) ma nel silenzio di camera tua da solo chi sei?

Ecco, non voglio andare troppo nel filosofico ma penso che questo periodo sia un'occasione forse unica ed irripetibile per prenderci quel tempo che ci serve ed affacciarci fuori dal nostro loop per vedere che aria tira. Ci troviamo spaesati? Arrabbiati? Scontenti? Contenti? Chi lo sa, comunque fare un tentativo secondo me non fa male a nessuno, anzi può far solo bene per il dopo (quella "nuova era" post Covid di cui tutti parlano), per ricominciare con qualche "consapevolezza" in più (parola che secondo me andrebbe valorizzata molto di più) e tra le consapevolezze c'è anche quella forse più banale ovvero che nulla in fondo è banale e scontato: farsi una chiacchierata con gli amici ritrovandosi a parlare per ore di passato, presente e futuro non è banale, parlare con la famiglia che sta lontana da te non è banale, un abbraccio non è banale, ballare, limonare, fare sesso non sono banali, ma spesso diamo tutto questo per scontato perchè ci hanno abituato a correre sempre, senza avere davvero del tempo per noi. E allora noi che facciamo? Ci rifugiamo nel nostro "loop".

Ci si vede il 30 Febbraio,

a fine Quarantena,

passatevela bene

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