IL TEMPO
Il tempo mi affascina,
mi attrae come tutte quelle cose che non riesco ad afferrare e a rinchiudere dentro il sicuro involucro di una definizione, come tutto quello di cui non posso avere il controllo.
E quindi mi spaventa... mi attrae e mi spaventa.
Che poi è paradossale, il tempo è forse la cosa che più di tutte è stata definita e rinchiusa dentro gabbie sempre più piccole, per non farlo mai scappare, per tenerlo sempre sotto controllo.
Il tempo si misura coi numeri, e i numeri sono infiniti: un giorno è fatto di 24 ore, che sono fatte di 60 minuti, ed ogni minuto di 60 secondi.
Un secondo poi si potrebbe dividere in un’infinità di millesimi di millesimi di secondo, eppure...
Proviamo a pensare al tempo come a un piccolo passerotto rinchiuso in gabbia, e ad ogni millisecondo di ogni millisecondo come a una delle sbarre che quella gabbia la compongono. Con così tante sbarre, e così fitte, come potrebbe mai il passerotto scappare?
E invece ci riesce, vola via e fugge dal nostro controllo, sempre.
D’altronde il tempo vola... si dice così, no?
Dove voli il passerotto non lo sa nessuno, e forse è proprio questo il problema: possiamo dividere un secondo in innumerevoli millisecondi di millisecondi, ma se ci dovessero chiedere che cos’è un secondo che cosa risponderemmo?
È come quando ci pongono una domanda diretta e invece di rispondere ci giriamo intorno, creiamo cerchi concentrici di mille parole senza mai toccare il punto, pensando che quei cerchi di fumo ingannino il nostro interlocutore non facendogli vedere la cruda realtà:
La risposta non la sappiamo, o non la vogliamo sapere.
Lo stesso facciamo col tempo: non riuscendo a capirlo lo dividiamo, in parti sempre più piccole, perché più è piccolo meno ci fa paura.
Ma continuiamo a dividerlo e dividerlo ancora, senza mai capirlo, all’infinito.
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